IL DIFETTO POSITIVO
Cos’è un difetto? Una carenza, un imperfezione, qualcosa di troppo pronunciato?
Ma potrebbe essere soggettivo, perciò non preclude affidabilità, sebbene un difetto non può cancellare le nostre qualità positive sentirsi inadeguati non piace a nessuno, si prova vergogna, si ha paura del giudizio degli altri
La propensione ad evitare l’emarginazione ha accresciuto la paura del rifiuto, di conseguenza il difetto si tenderà a nasconderlo.
Ma i difetti possono avere un risvolto positivo e trasformarsi in opportunità di crescita, non è insolito che gli stessi difetti ci hanno spinto a migliorare.
Un lavoro su di sé parte
dall’ accettazione dei nostri difetti, un percorso che può essere fastidioso ma porta al cambiamento.
Noi educatori siamo consapevoli di non essere esenti dal presentare difetti , renderli pubblici ci aiuta a migliorarci e ad abbattere le paure derivanti dal pregiudizio.
“Il pregiudizio statisticamente è tra le principali cause di inadottabilita’ di alcuni cani in canile, produce una mentalità che divide gli esseri viventi in categorie, tra le quali una non è favorita.”
SENZA
GUINZAGLIO
L’ educazione come pratica della libertà richiede riflessione, seguire mappe predefinite in questo ambito renderebbe questo processo rigido, occorre utilizzare in maniera costruttiva e creativa gli stessi limiti che il contesto o noi stessi poniamo, traducendoli in risorse.
Un intervento efficace è attraente per il consumatore, in aspettativa del risultato sperato, ovvero un cane educato, equilibrato ecc..
In evidenza nell’ ambito cinofilo, l’educatore deposita la propria conoscenza nel cliente, il cui compito è quello di immagazzinare quanto più possibile, la vera tragedia inizia dal ridurre la sostanza dell’ educazione in mera tecnica e nozioni da ricordare.
Se non si è stimolati alla creatività sviluppando un pensiero critico c’è il conseguente rischio di essere addestrati a rispettare l’ordine di un sistema imposto per gli interlocutori.
Leggere criticamente il cane, trovare un proprio orientamento in una pedagogia efficace, restituisce
la libertà, si torna ad essere trasformatori, costruttori del proprio percorso educativo, si diventa introspettivi e aperti al dialogo.
Il cane non può essere solo oggetto delle nostre aspirazioni, è un compagno di vita che deve compiere la sua realizzazione, ci comunica il bisogno di sviluppare a pieno il suo potenziale secondo le sue caratteristiche di razza.
Un Bassotto soddisferà il suo bisogno di autorealizzazione infilandosi nella tana di una volpe, un Border Collie raggruppando delle pecore, un Golden riportando un’anatra, ovvero attività legate alle loro attitudini.
Come noi il cane ha bisogno di sicurezza, di stima e di appartenenza, non ci chiede solo coccole o cibo.
Prendere coscienza del valore dell’ educazione e del valore della soggettività del proprio cane mette in moto un processo di completa ridiscussione di sé.
Se non c’è innovazione, non c’è vero apprendimento, il cane ci spinge ad uscire dalla nostra condizione e ad avere una nostra visione per essere un valido modello di riferimento, sia come educatori che come proprietari.
VALORI CONDIVISI
Le 4 C stabiliscono il carattere e la personalità del movimento
“Le fondamenta”
• COMUNITÀ
I rapporti sociali sono indeboliti, essere una comunità significa creare una rete sociale in risposta ad un senso di appartenenza.
• CONDIVISIONE
Condividere suggerisce uno stile di vita che ci libera dal possedere e tutto ciò che implica il potere sull’ altro.
• CONSAPEVOLEZZA
Riguarda la nostra maturità, la nostra coscienza e la capacità di scegliere senza trascurare le conseguenze.
Ciò che si apprende si intreccia alla consapevolezza del come e del perché si apprende, ciò conduce alla responsabilità.
• CULTURA
Un ambiente che sia favorevole alla crescita personale, dove ciò che ci contraddistingue non è il mestiere o il ruolo che abbiamo in società, ma i valori e l’ atteggiamento con cui ci poniamo di fronte ad essa.